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Gen

Castelluccio: per Argentieri è utile realizzare una teleferica da Norcia al pian Grande. Il consiglio comunale non si pronuncia.

In seguito al sisma del 30 agosto il patrimonio archivistico del comune di Norcia è stato temporaneamente trasferito presso la sezione dell’archivio di Stato di Spoleto al fine di tutelare e salvaguardare questo particolare bene culturale. Durante le operazioni di trasferimento dei documenti archivistici è stato ritrovato un fascicolo  che riguarda Castelluccio, una delle frazioni del territorio nursino più colpite dal sisma. Sfogliando quelle carte ingiallite da tempo è emerso un legame con gli eventi bellici della Grande Guerra che qui abbiamo voluto riproporre.  

Nel 1919 una proposta di Vittorio Argentieri, consigliere provinciale dell’Umbria e assessore al comune di Norcia, arriva sulla scrivania del sindaco della città di San Benedetto, con l’obiettivo di vincere l’isolamento viario di Castelluccio. L’idea è quella di realizzare una teleferica che parta da Norcia  e arrivi al pian Grande di Castelluccio recuperando il materiale bellico del Primo conflitto mondiale ormai non più necessario sulle montagne del fronte.

La guerra è finita ma ha lasciato dietro di sé problemi gravissimi nel territorio nazionale sia dal punto di vista sociale che finanziario. Il governo, tra l’altro, con un decreto legge ha creato un consorzio nazionale per dismettere i materiali teleferici residuati dalla guerra. Ne è promotore l’on. Edoardo Pantano, allora ministro dei lavori pubblici nel governo Nitti.

Per richiedere questi residuati bellici,  servono progetti con calcoli specifici fatti da ingegneri e il comune di Norcia non ha queste professionalità per cui il progetto di massima viene redatto nel 1920 dall’Ing. Mario Carabelli, ingegnere capo del Consorzio Nazionale Teleferiche.

Il progetto comprende la relazione; il computo estimativo dei materiali e dei lavori; lo schema dei costi  con il canone annuo spettante al Comune,  le spese di esercizio e cinque tavole progettuali.

La  ‘funicolare aerea’ punta a sostituire  la scomoda mulattiera, lunga 14 chilometri, che congiunge Norcia a Castelluccio, per lo più impraticabile nel periodo invernale a causa delle neve.

Il progetto prevedeva la realizzazione di un impianto con partenza dal piazzale della Madonna delle Grazie, ed arrivo al Pian Grande di Castelluccio con le seguenti caratteristiche:  lunghezza di 6,3 chilometri divisi in tre tronchi; dislivello tra i punti estremi di 630 metri; corse orarie 4; velocità della fune traente al secondo 2 metri lineari; tre stazioni motrici; tre stazioni di rinvio; 38 cavalletti di linea. Il percorso poteva essere coperto in  un’ora circa.

Le stazioni, in legno con copertura di cartone catramato, prevedevano anche la realizzazione di un locale per il custode e per il deposito delle merci che, in ogni caso, potevano essere prelevate e/o depositate anche nelle stazioni intermedie. E nella relazione vengono elencate le merci trasportate: generi alimentari e laterizi verso Castelluccio e, viceversa, legnami e raccolto, soprattutto nel periodo estivo quando la mole del traffico passava dai 50 ai 200 quintali.

Dai calcoli fatti, impiantare una teleferica da Norcia a Castelluccio avrebbe comportato una spesa complessiva di circa 325 mila lire, di cui 200 mila per l’acquisto dei materiali bellici venduti dallo Stato ai Comuni ad un prezzo inferiore rispetto al valore attuale. Le altre 125 mila lire sarebbero servite per il trasporto dei materiali e la messa in opera dell’impianto ma, volendo, il comune avrebbe potuto provvedere direttamente al trasporto  e al costo della mano d’opera.

Pur consapevole che l’opera è importante per lo sviluppo di Castelluccio, il comune di Norcia ritiene poco sostenibile la spesa anche se diluita in trent’anni con un tasso di interesse del 3%.

Il comune prova a fare delle controproposte e, tramite l’assessore Girolamo Perla, l’amministrazione scrive direttamente al Ministro dei Lavori Pubblici per ottenere, come per le opere igienico-sanitarie, un tasso di interesse pari a zero.  Inoltre, esaminato il progetto, vengono suggeriti dei cambiamenti tecnici per migliorare l’efficienza  e ridurre la spesa dell’impianto. In particolare si propone di sostituire i motori a scoppio con quelli elettrici con i quali poteva essere meglio modulato l’uso della teleferica aumentando le corse nel periodo estivo “specie nel momento della raccolta dei fieni” ed  evitando il trasbordo delle merci nelle stazioni intermedie. La proposta è anche quella di costituire una apposita società per la gestione della teleferica non potendo il comune “sobbarcarsi una gestione che richiede personale specializzato e di cui è incerta la convenienza”. Il comune, in ogni caso, a “titolo di incoraggiamento” è disposto a contribuire con una somma annua di lire 2.000.

Tuttavia, per procedere nel complesso iter burocratico, è necessaria una ferma volontà del Consiglio Comunale che non arriverà mai a deliberare in proposito nonostante le insistenze dell’avvocato Luigi Marchetti, nipote di Vittorio Argentieri, ideatore del progetto, e le ripetute richieste del Consorzio Nazionale Teleferiche e del Ministero dei Lavori Pubblici. La vicenda, anche in seguito del commissariamento del comune, si protrae fino al 1926 quando la nuova giunta municipale di Norcia, presieduta da Aroldo Cammeresi, si vede imputare dalla Provincia dell’Umbria la spesa di 6520 lire come quota parte per la redazione del progetto della teleferica da Norcia a Castelluccio.  Una richiesta che viene immediatamente rispedita al mittente poiché – si legge nella delibera municipale –  la redazione del progetto non venne mai ordinata dall’amministrazione comunale.Tramonta così l’ipotesi di realizzare una teleferica da Norcia a Castelluccio con i residuati bellici.

 

Fonte: Archivio Storico Comunale Norcia, Carteggio Post-unitario, 1926.

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