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7
Lug

Gatti, Pagazzano e Lanzetti fucilati alla schiena per tradimento. Rifiutata la grazia.

È il 6 febbraio 1918 e Vittorio Luigi Alfieri, Ministro della Guerra scrive al Presidente del Consiglio per informarlo della ‘condanna a morte a carico di Gatti, Pegazzano e Lanzetti’. Questo il testo della lettera conservata a Roma presso l’Archivio centrale dello Stato:

Gatti Renato fu Martino, Pegazzano Dante fu Daniele e Lanzetti Giuseppe Erminio fu Giovanni sono stati condannati alla pena di morte per mezzo della fucilazione alla schiena, quali responsabili di tradimento, con sentenza 9 ottobre 1917 del Tribunale Militare di Roma.

Dallo svolgimento del relativo processo è risultato che il Pegazzano, il Gatti e il Lanzetti tennero, con agenti nemici, intelligenze capaci di recar danno alla sicurezza dello Stato e si adoperarono per diminuire all’Esercito nazionale i mezzi di agire contro i nemici mediante atti di distruzione e di devastazione.

I predetti condannati, dopo avere esaurito ogni mezzo di ricorso avverso la su accennata sentenza, hanno inoltrata istanza per grazia Sovrana, ma l’Avvocato Generale Militare ha espresso parere contrario al loro accoglimento sia perché la responsabilità del Pegazzano, del Gatti e del Lanzetti risulta evidente dagli elementi di fatto accertati nel pubblico dibattimento, sia perché le ragioni di pietà invocate dai ricorrenti non possono essere accolte in considerazione della natura del delitto commesso, delle circostanze che lo accompagnarono nonché del grave momento attuale.

Associandomi alle considerazioni espresse dall’Avvocato Generale Militare nel suo parere, ho in tali sensi, fatta relazione a Sua Maestà il Re, che oggi stesso ho trasmessa all’Ufficio del Primo Aiutante di Campo Generale.

Di tanto pregio rendere informata l’Eccellenza Vostra per sua opportuna conoscenza.

Il Ministro della Guerra Vittorio Luigi Alfieri”

Fonte: Archivio Centrale dello Stato, Presidenza Consiglio dei Ministri, b. 102 bis

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