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1
Lug

HAGI HODO E PIETRO SUKOVITCH: DUE PRIGIONIERI AUSTROUNGARIGI SEPOLTI A PRECI

 

A Preci, una lapide in memoria del milite austro-ungarico Hagi Hodo venne posta nel 1988 dall’amministrazione comunale di Preci,  presieduta dal sindaco Benedetto Mensurati, all’ingresso del cimitero del capoluogo, nella parete esterna dell’ossario comune,  non essendo stato possibile individuare con precisione il luogo di sepoltura del milite.

Il ricordo marmoreo venne sollecitato dal Commissariato Generale onoranze caduti in guerra. Questo è il testo:

 

COMUNE DI PRECI

GUERRA 1915-1918

MEMORIA DEL MILITE AUSTRO-UNGARICO

HAGI HODO

CADUTO IN DATA 18 – 2 – 1918

È QUI SEPOLTO

ANNO MCMLXXXVIII

 

 

Dall’atto di morte di Hodo Hagi, risulta che morì il 18 febbraio 1918 alle ore 16 nella casa in località Cervara. Aveva 42 anni. Da civile  era un contadino  residente in Albania,  a Cespau,  nato dal fu Hodo sempre  a Cespau  e lì  domiciliato  presso ignoti. La comunicazione del decesso venne fatta all’ufficiale di stato civile di Preci, il Dott. Giulio Barboni, dal becchino  Natale Serafini di 67 anni,  domiciliato a Preci,  e dal “campagnolo” Giovanni Flammini di 65 anni.

Nello stesso registro anagrafico viene riportato anche l’atto di morte di Pietro Sukovitch e, dal cognome,  dal luogo e data del decesso, abbiamo ipotizzato che trattasi di un altro prigioniero austro-ungarico, probabilmente non ricercato dai familiari o dato per disperso in qualche battaglia dalle autorità militari austriache.

Il Sukovitch morì alle ore 9 dell’11 febbraio 1918, sempre “nella casa posta in Cervara”. Aveva 30 anni. Nella vita civile era un  contadino,  nato a Gallo Cerce (forse Cërcë in Kosovo?) da ignoti  e residente nello stesso luogo natio. La comunicazione del decesso venne fatta all’ufficiale di stato civile di Preci,  Dott. Giulio Barboni, dal medico chirurgo di Preci, il cinquantunenne dott. Antonio Selvi e dallo stesso becchino Natale Serafini.

I prigionieri di guerra furono utilizzati per aiutare nei lavori della terra o dove necessitava,  per sostituire in parte quelle “braccia forti” che, trovandosi al fronte, avevano messo ancor più in difficoltà la già fragile economia rurale del Paese.

A tutt’oggi non è stato possibile, per mancanza di documenti, sapere quanti fossero i prigionieri presenti a Preci anche se le disposizioni prevedevano nuclei di un minimo di  trenta.

Fonti: Comune di Preci, Atti di Morte, 1918, n. 5 e n. 8 Parte I. Per avere conferme sulle nostre ricerche abbiamo interessato la Croce Nera  d’Austria, associazione fondata nel 1919 che, in collaborazione con il Ministero della difesa austriaco, ha  lo scopo di mantenere viva la memoria dei militari caduti nelle guerre mondiali.

(Rita Chiaverini)

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