|

Articoli e News

Tutte le curiosità e le vicende racchiuse in questi articoli
5
Mar

Naticchioni Paolo, il bersagliere con la vena poetica

NATICCHIONI PAOLO BERSAGLIERE NORCIA 1888 - 1917 (3)La nipote Paola Veneri conserva ancora il piccolo diario con i poemetti che Paolo Naticchioni ha lasciato insieme ad 11 cartoline indirizzate alla moglie e ai familiari. Purtroppo  alcune interessanti lettere di Paolo  indirizzate alla moglie che erano state esposte dalla nipote nel suo agriturismo sono  state rubate recentemente.

Paolo Naticchioni era nato a Norcia il 14 aprile 1888 da Angelo e Filomena De Angelis. Nel 1908 presta servizio militare e viene lasciato in congedo illimitato. Con lo scoppio della prima guerra mondiale viene richiamato alle armi: è il primo giugno del 1915. Inquadrato nel 2° Reggimento Bersaglieri e dal 18 novembre trasferito in territorio dichiarato in stato di guerra, precisamente nel deposito del 3° Reggimento Bersaglieri. Al fronte subisce un principio di congelamento ma la sua fibra forte gli consetne di superare questa difficoltà. Il 29 dicembre 1916 assume il grado di caporale. Muore il 22 novembre 1917 durante il combattimento in località Monfenera in seguito a ferite causate dalle schegge di una granata. Paolo era sposato con Santa Iucci ed  aveva una figlia di nome Filomena.

Paolo Naticchioni è stato autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa nazionale della guerra 1915-1916-1917 istituita con Regio decreto n. 1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre sul nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna 1915-1916-1917.

Ecco la trascrizione del suo poemetto conservato gelosamente dalla figlia FIlomena:

Copertina

Naticchioni Filomena

Interno:

Vita del soldato in guerra

 

1a Ottava

Publico ascolta bene quel che vi dico.

E tu mia gioventù del primo fiore

Attenti bene come solo il motivo

Anche alle belve greperebbe il cuore

Ora di guerra vi faro i suoi piani

Dei Tedeschi, Austria Italiani

2

Lettori i versi miei non so vani.

Mi trovo giornalmente nel dolore

Perche siemo trattati come cani

In servizio noi siemo tutte lore

Considerate voi se siemo cristiani

Lasciar la vita nell’età del fiore

Dal 2 giugno iofui richiamato

Sempre alla (…) vita sono stato.

3

Come le Belve sempre o riposato

Nell’umito terreno all’foresta

Contro fratelli o sempre guerreggiato

Alle selle per la prima festa.

Il 17 giugno ebbi arrivato.

In quella notte lo presa e questa

Se vo scoppio in quel giorno detto celle

Io mi avvio a lasciar la pelle

4

O Dio dal lalto ciel crear le stelle

In quel giorno che ci fu pensato

Se no lo si lasciava tutti la pelle

Che facesti in quel punto in quel Nebbiato

Che brutte circostanze furono quelle

Mentre veniva un fuoco accellerato

Credete voi che non so favelle

Di essere spersi come pecorelle

5

Udite verso me non so favelle

Lascio considerare a chi ci e stato

Giornate come quelle non vi sarranno

Mentre tutti alla fuga si fu dato

Tutti alla fuga per salvare la pelle.

Chi potea scappare si e salvata la pelle.

Io che scappai veloce come il vento

Mentre tra fuoco e neve mi trovai al campamento

6

Mi sento stracciare il cuore

Quando ci penso me si grepa il cuore

Resto privo di mente e perdo i senzi

Cosa davvero che facea tremare

Al ripensarci me se bagna le ciglie

Poveri Padri e figli di famiglia

7

Per unaltra parte la strada si piglia

Zaino a spalle Marcia poi si piglia

Insoffrire e per la strada vanno e si

Dover il punto destinato andare consiglia

Nessun sapeva dov’è la Briglia

Dovera il punto di dover fermare

Giunto sera a Caprile un paesetto

Chera su da unaltro fronte sul confine.

8

Ora noi ci accampammo su da una collina

E lì si arivò in quella nottata

Alla mattina subito in cammino

Su per un monte la strada imboscata.

Il rombo del cannone era vicino

In me disse ce le vanzate

La sera stessa si arrivò in un fiume

E lì si riposò senza le piume

9

La stessa notte di fiamme un gran lume

Vicino a un monte che cera vicino

E quello che fu un colpo di cannone

Che si incendiava un piccolo paesino.

In guerra per distruggere il costume

Ogni Paese e ogni cittadino

Di li alle 2 si partiva

Ad un paese salisci si arrivo

10

Ora incomincia la più lotta viva

Dal 9 e il 10 e il 11 di luglio

Non vè persona che nessuno lo descriva

Si avanza per la Roccia e per lo scoglio

Sempre per il monte avanti si saliva

In faccia eravamo bianchi come un foglio

Si arriva in cima con un gran spavento

Subito incomincio il combattimento

11

Il foco ne duro diverso tempo

Per tre giorni e tre notti lì in trincea

Che mancava sino il nutrimento

Al l’albergo delle stelle si dormiva

Sento palpitanto il core quanto ci penso

Tre giorni e Mezzo al mare patimenti

Che sentivano strepiti e lamenti

12

Oime ripenso a quei brutti lamenti

O dietro sono a scrivere mi trema la mano

Di morti ne giudicai un par di cento

Un Sergente un Tenente e Capitano

Fratelli dellaltri poi accenti accenti

Con le mitragliatrici e bombe a mani

Ne sono morti ancor nel col di Lana

Dovera il macello della carne umana

13

Di li si parte a pie di settimana

Il 17 delli stesso mese

Un monte che era atteso al col di Lana

Di li si avanza per le nuove imprese

Difatti loccupazione non fu invano.

Trenta feriti e due morti si fece

Questo segui dopo loccupazione

Questa sciagura ne fu il cannone

14

O destino o tribolazione

La notte e il giorno non si riposa

Ma quando fucilava e quando cannonate

Tanto il bombardamento e mortai

Vien pure il martirio in precisione

Anche quella la pace non da mai

Freddo e neve ci rode le dita

Fra tutti quanti vogliam la vita

15

E quanta gioventu all’eta del fiore

Si vede giornalmente di andar alla morte

Del   e famiglia e rapita a lasciar

I loro cari figli e le consorti

Ditemi che le sara a lor vita

Quanto alle cose ne rimanco il manto e se

Non vi è più nulla in nessuna maniera

E rovinata ogni famiglia intiera

16

Questa non è falsità e cosa vero

A.. di non dar retta più al giornale

Si vede giornalmente una maceria

Questo si prova e cosa naturale

Di pigliar Trento e Trieste non li par vero

Al fin si perdera anche lo stivale

Se contro l’Austria si è mossa guerra

Che a pallate non si butta in terra

17

Me se dentro al suo petto il cuor si serra

Tu stesso devi dir chi a ragione

Quello che si vede non è guerra

Ma è modo di distruggere le persone

Nemmeno per fare una nazzione intera

Credete questo è una distruzzione

Perche trovansi in Italia all’istante

Il novantatre per cento d’ignoranti

18

Quante famiglie nei dolori e pianti

Quanti morti sono nei guerreggianti

Poveri e figli e Spose tutti quanti

Starete giornalmente tribolanto

Chi perderà il marito e chi l’amante

Brutte giornate starete passanto

Inmenzo amori e pianti le persone

Con tante pene e tribolazione

19

Qui ce amabilissime persone

Dei miei errori ne domando scusa

Non so compositore di canzone

Ne di notaro ne di precisione

La musa solo vi spiego la passione

Al giorno di oggi la mente lo confusa

Per noi le cose non so tanto belle

Stai meglio carcerato nelle celle

20

Venti ottave scrivo sono quelle

E nel dolore resto la poesia

All Amata conviene di lasciare la pelle

Di qualungo costo di venti ottave vorrei scrivere delle piu belle

Se seguita tanto vo di questa via

Saluti dai soldati dai confini

Che son diciassette mesi

Di fronte nel Trentino confine.

Fine

 

Poesia e volume e fastidio del soldato

In guerra, dal Pidocchio

1a Ottava

Natura serve aiuto per poter cantare

Risveglio la mente con coraggio

Affinchè lo sgomento a fondo possa portare

Cantanto del Fastidio il gran passaggio

Sopra al soldato viene a camminare

Ogni giorno fa più d’un viaggio

La  musa colsi a corpo d’occhio

Otto ottave faro sopra al Pidocchio.

2

Tutti i giorni li guardo d’occhio

Con superbia assai invelenita

Sguardo la camicia sento sul ginocchio

Mi guardo le gambe lo sento per la vita

Bisogna havere un bel verocchio

O’ consumato lunghia delle dita

Per trovarli una persona d’aggiaio

Ogni giorno li schiaggio a centinaglia

3

Se fosse grano sarebbero tante foglia

Ma e fastidio che brutta penitenza

Fra l’orli della camicia stanno a paglia

Per trovarli ci vuole tanta pazienza

Poi anno il nido con tanta maglia

E questa e una brutta semenza

Quanti più ne cerco più ne trovo

Se vedi addosso mi anno fatto il covo

4

Infatti per la camicia piu di un ovale

La generazione non si perde mai

Tutti i giorni ne fa di nascer ova

Ogni giorno ne nasce assai

A queste cose non mi ero mai ritrovato

Mi gratto sempre e non smetto mai

Quanto più mi gratto e più mi cratterei

Per fin la pelle a dosso mi strapperei

5

Nel fastidio anno più di sei

Chi si gratta di dietro e chi davanti

Quanti ne abbiamo non saprei

Alberi ne abbiamo bruciati tanti

A tutti l’angoli mi fermerei

Per poterli schiacciare tutti quanti

Camminano di dietro e al di fuori

Son bianchi rossi e neri tutti i colori

6

La mia persona e piena di pudori

Mi gratto ogni parte di … in cima

Il sangue da dosso mi sorte fuori

I Pidocchi crescon sempre piu di prima

Son grossi a vederli paron tori

Da non potersi esprimere nella rima

Anno il corpo pieno di sangue umano

7

Io parlo il giusto non parlo invano

Se i pidocchi diventassero soldati

Quanta forsa per lesercito italiano

A Trieste sarebbero arrivati

Ma questo insetto distrugge il cristiano

E tutti i giorni siamo assaltati

Questo lo dico di cor sincero

Del Pidocchio sono prigioniero

8

Qui termino il cammino altero

Quel che ò detto non vi faccia meraviglia

Di far la polizia presto lo spero

Distruggendo questa brutta famiglia

Pulirmi da cima a fondo tutto intero

Il sangue perduto allor si ripiglia

Di star polito ognuno e amoroso

Qui termino il canto pidocchioso.

Fine del Pidocchio

Leave a Reply