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Mar

NOTIZIE MAI GIUNTE. Carissima Antonietta… la guerra di trincea è la nostra terribile nemica

La censura, disciplinata per decreto alla viglia della guerra, tra il 1915 e il 1918 riuscì a setacciare quattro miliardi di lettere,  Quelle censurate si trovano presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma e costituiscono una fonte inesauribile per chi vuole entrare dentro la storia e non solo guardarla da lontano. Ecco una lettera intercettata dalla censura e mai giunta a destinazione:

Santa Maria la Longa, 21.4.16

Carissima Antonietta,

Ancora una volta, per lungo tempo, sono stato costretto a trascurare dal darti mie nuove: sappi che dalla fronte è difficilissimo mandare lettere all’estero per la mancanza dei francobolli e questi, non solo non si trovano – come è logico – nella zona del fuoco, ma difettano anche nei paeselli da noi occupati dove a stento noi soldati riusciamo a trovare del tabacco.

Pochi giorni dopo averti scritto la mia ultima, il mio reggimento fu chiamato di rincalzo sul Carso. Purtroppo, in quel settore, le cose stanno ancora come quando ne partimmo la prima volta: la guerra di trincea è la nostra terribile nemica permettendo essa al nemico, che dispone di forze a noi numericamente molto inferiori, una resistenza tenace, resa sempre più formidabile dai mille nuovi ordigni che la scienza appresta all’uomo per meglio uccidere!

Dopo aver assolto il nostro compito, tornammo in Italia per finire in tanta pace il nostro periodo di riposo; ma neanche questa volta dovevamo aver fortuna: nella notte del 14 gennaio, gli austriaci, con attacco di sorpresa, penetravano nelle nostre linee e se ne impossessavano. Il 15 venne a noi improvvisamente l’ordine di partire per la fronte di Oslavia dove il nemico era riuscito ad impossessarsi delle nostre trincee. Con una estenuante marcia di quattordici ore ci portammo sotto il villaggio di Oslavia e, dopo poche ore di riposo, sviluppammo un primo attacco finito in un assalto alla baionetta che ci ridava il possesso di alcune trincee. Alla lor volta gli austriaci, attaccavano togliendoci parte delle trincee conquistate che noi potemmo ancora riprendere. Il giuoco durò la bellezza di nove giorni: si perdeva e si riprendeva, si avanzava e si tornava indietro…. Eravamo stanchi, laceri, intontiti dalla continua veglia:  si soffriva un po’ anche la fame ché non poche volte, i poveri muli che ci portavano le ambite marmitte, restavano per la strada colpiti da granate oppure affondati nella melma tenacissima di qui luoghi. Eppure, in quelle condizioni si trovava la forza di combattere, di non cedere! Grandi furono i sacrifici… ma riuscimmo infine a riconquistare tutto il dirupato villaggio di Oslavia da cui si può vedere, vicinissima, la contrastata Gorizia in tutta la sua capricciosa bellezza di cittadina slava. Son otto mesi che quasi tocchiamo Gorizia e intanto… sulla sua intangibilità vegliano ancora, arcigni e sicuri, i due formidabili monti che la dominano: il Monte Sabotino e il Podgora. Sulle pendici dei due colossi preme, costante, veemente, impetuosa la nostra offensiva… ma il nemico par si sia abbarbicato, che abbia messo radici in quel suolo e resiste, resiste!

All’inizio della nostra offensiva parve che la nostra avanzata su Oslavia (punto più avanzato della nostra fronte) incuneantesi tra il Sabotino e le prime ville di Gorizia, ci avrebbe dato in breve il possesso di quest’ultima. Ma la piccola collina di Oslavia è dominata dai due mostri che, vomitando fuoco da mille bocche, la incendiarono, la sconvolsero tutta! Vorrei che tu la vedessi la povera collina con in cima il suo paesello! Non un metro della sua terra è intatta, ovunque son buche di piccole granate e crateri scavati dai famosi 305. Ogni metro di quella terra è stata concimata col sangue di un soldato d’Italia!

Come ti dicevo nella notte del 24 eravamo padroni di Oslavia. Nella notte dello stesso giorno ci veniva dato l’ordine di abbandonare il villaggio e tutta la collina per ritirarci in una nuova linea. L’ordine provocò un po’ di stupore…. ma eravamo tanto stanchi che ci apparve come una liberazione! Salutando i cari caduti, iniziammo con ordine la ritirata che si svolse indisturbata: anche gli austriaci dovevano essere tanto stanchi!

Nelle notti seguenti mi toccò (unico graduato nel mio plotone) tornare sempre ad Oslavia di pattuglia per raccogliere i fucili e le munizioni abbandonate e per vedere se il nemico avanzava. Ma anche gli austriaci limitavano la loro attività alle semplici pattuglie che, come le nostre, dovevano aver l’ordine di non far fuoco che in casi estremi.

Il giorno 12 febbraio ci veniva dato il cambio ed ora siamo qui per godere un po’ di riposo.

Ti ho annoiata parlandoti molto di Oslavia ma, cosa mai che ti avessi scritto? Posso parlarti di vita cittadina mentre mi trovo in una baracca? Posso parlarti di avventure amorose e di conquiste mentre sono in lotta, più che con gli austriaci, con i pidocchi?!!! Ti ho parlato perciò della guerra, di questa guerra che tante energie distrugge, che tanti cuori di madri schianta!

Voi che siete all’estero – e un po’ anche i grassi borghesi che son in Italia – della guerra sapete solo quello che leggete nei giornali… Sono così belli gli articoli dei nostri corrispondenti di guerra… quasi quasi fan venire la voglia di combattere anche alle donne!… Infatti, una stupida – che si crede colta – signorina, mi scriveva da Napoli: «portatemi, a guerra finita, un pezzo dell’orecchio destro di Francesco Giuseppe!… Se io donna potessi trovarmi al vostro posto, sarei orgogliosa di soffrire per la Patria».

E ti par poco per una donna? Ma quella signorina, pur essendo stupida, se avesse visto qualche testa volare, qualche grappolo di uomini sparire allo scoppio di un obice, senza che se ne possa ritrovare neppure un osso… allora mi avrebbe scritto altrimenti!

Si parla della guerra e la si chiama: “Igiene della razza”, e chi così parla della guerra non ha tutti i torti. A furia di leggere sui giornali cose che riguardano la vita del soldato, chi da questa vita vive lontano, si forma la convinzione che la guerra sia una gran palestra ginnastica dove il soldato può sviluppare i suoi muscoli coi più svariati esercizi di acrobatismo! Ma purtroppo, nella guerra moderna ci si muove o necessariamente o niente! Quel che è vero è l’umidità, l’acqua che gonfia le gambe ai soldati e popola gli ospedali! Quel che è più certo ancora, è l’arrivo di una pallottola, lo scoppiar di una granata che tengono il soldato continuamente coi nervi tesi facendogli pensare alla morte mille volte in un giorno.

Quando la guerra finirà, la poca gioventù superstite dell’Europa, sarà una gioventù sfiorita, fiacca, nevrastenica! A simili giovani sarà affidata l’“Igiene della razza!”. Meno male che ci saranno sempre i riformati e, anche ora che questi sono stati chiamati alle armi, resteranno, per la razza gli ultrariformati.

In tutto questo inferno che è la guerra moderna, non devi immaginarti, cara Antonietta, un (…) eternamente  imprecante alla nequizia umana! Tutt’altro… Il mio buon umore non mi ha mai abbandonato e, pur senza essere stato un eroe, nel senso leggendario della parola, posso dirti di aver fatto tutto il mio dovere di soldato non ricorrendo mai ad alcun stratagemma per salvare la pelle. Ho avuto la forza di ridere anche quando veniva dato l’ordine di saltar la trincea. Infatti, è inutile addolorarsi soverchiamente… le pallottole vengono anche quando si è preda del dolore!

Nella tua ultima affettuosissima lettera mi parli troppo di dio! Povero, vecchio, buon dio! Oramai, ad ogni candido pelo della sua fluente barba, sono attaccate chissà quante anime imploranti la salvezza dei loro cari…. Pensa che tutta l’Europa è cristiana, che tutta l’Europa (o meglio i suoi abitanti) crede di aver ragione in questa brutta faccenda che è la guerra.

La madre austriaca e la madre italiana pregano, per i rispettivi figli, lo stesso dio di pace, di amore e di altre simili cose…. a chi deve dar retta dio?

Lascialo dunque in pace il povero vecchio! Io, eretico, sono ancor vivo… tanti religiosi periscono! Un soldato della mia squadra, di 34 anni, aveva il portafogli letteralmente imbottito di immagini… ebbene, un proiettile …poco cattolico… dopo aver bucato il portafogli, bucò anche i polmoni di quel disgraziato!

Perciò non più preghiere per me e solo così, forse, potrò scampare al macello!

Adesso ti do una notizia che ti farà piacere: fra pochi giorni andrò in licenza per quindici giorni. Inoltre sono stato allievo ufficiale e forse per un paio di mesi sarò attendente.

E Ciccio come se la passa? E tu?

Io in salute sto benissimo.

Adesso la smetto ché, altrimenti, di argomenti in argomenti rischierei di riempire un altro foglio!

A te, a Ciccio, affettuosi baci e pensieri

                                            Beppi

 

 

Fonte: Archivio Centrale dello Stato (Roma), Tribunale Supremo Militare, Atti diversi, b. 1.

 

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