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Dic

Sergente Novenio Bucchi: MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE

Novenio Bucchi, detto anche Elvenio, nasce a Cascia il 29 novembre 1895 da Angelantonio e Luigia Morelli. Emigra giovinetto in Cile dove, lavorando sodo, si crea una agiata posizione.

Alla dichiarazione di guerra all’Austria, il 24 maggio 1915, chiede al Consolato italiano di arruolarsi volontario e viene destinato al 1° Reggimento artiglieria da montagna. Dopo un breve periodo di istruzione, col grado di caporale puntatore scelto nella 63° batteria someggiata, raggiunge la zona di operazioni sul Carso e combattendo a quota 208 sud del Veliki Hiribak, rimane ferito gravemente.

Dopo il ricovero ospedaliero, rinunciando alla licenza di convalescenza, rientra in batteria (la 163° da montagna) e col grado di caporal maggiore combatte sempre valorosamente sul San Marco e a Pieve di Monte Aperta.

Nell’ottobre del 1917, dopo la rotta di Caporetto, durante il ripiegamento al Piave, schierato sul Grappa, dà prove di ardimento.

A Croce dei Lebi, il 1 luglio 1918, ferito gravemente con la perdita totale della vista sa fare della sua mutilazione una fiaccola di italianità e gli venne concessa, con regio decreto 28 marzo 1926 la medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione:

Accorso dalla lontana America per offrire la sua ardente giovinezza alla Patria prese parte alla guerra sempre in prima linea dando continua prova di valore, di disciplina esemplare e di altissimo spirito di sacrificio. Puntatore di un pezzo che in circostanze particolarmente difficili, sotto violento tiro nemico, era riuscito a piazzarsi sulle linee di fanteria, con mirabile fermezza e valore non esitava per due volte, in cui granate mal calibrate incepparono la bocca da fuoco, ad uscire dal riparo degli scudi per infilare lo scovolo nelle voltate e tentare lo sgombero della culatta con ripetuti colpi sul proietto innescato. Nell’eseguire per la seconda volta la detta operazione, rimaneva ferito da pallottola al petto. Non ancora perfettamente guarito rinunciò alla licenza di convalescenza per rientrare alla sua batteria, ove rinnovò, in ripetute azioni, atti di valore e coraggio non comune.

Durante la ritirata dall’Isonzo al Tagliamento volontariamente si offerse per prendere collegamento con le 4 colonne autocarreggiate di munizioni rimaste in territorio già occupato dal nemico, riuscendo con somma audacia, coadiuvato da altro sottufficiale, ad incendiare gli autocarri.

Più tardi, lavorando in una galleria ricovero, causa lo scoppio accidentale di una mina, riportava ferite multiple e la perdita della vista. Chiudeva così dolorosamente il ciclo dei suoi atti di valore e di devozione al dovere, che quasi come un rito offriva giornalmente alla Patria.

Carso (quota 208 sud) 7 settembre 1916; zona di Gorizia novembre 1916; Pieve di Monte Aperta, 28 ottobre 1917; Monte Grappa 1 luglio 1918”.

Promosso sottotenente di complemento di artiglieria nel ruolo speciale nel novembre 1932 viene, da capitano, richiamato nel febbraio 1938 in servizio temporaneo. Maggiore nel 1942, tenente colonnello nel 1952 viene promosso colonnello nel 1958.

Muore a Roma il 5 luglio 1964.

Essendo stato decorato dopo il 1924, il suo nome non compare nel libro edito dal Gruppo Medaglie d’Oro nel 1925. In alcune pubblicazioni viene indicato con il nome di Elvenio.

A Novenio Bucchi è stata intitolata una via e la scuola media statale di Cascia. Anche a Roma esiste una via ‘Novenio Bucchi’ ai piedi di Monte Mario. Inoltre, una lapide commemorativa si trova sulla Strada degli Artiglieri, nella zona monumentale istituita dal Ministero Italiano della Difesa nel 1967, in località Costa Violina a Rovereto (TN).

Ecco il testo:

M.O.

SERGENTE

NOVENIO BUCCHI

 CARSO – GORIZIA – PIEVE

DI M. APERTA – GRAPPA

MCMXVI MCMXVII

MCMXVIII

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