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13
Ott

Al museo di Caporetto una mostra annuale sul tema: L’esercito italiano nell’alto Isonzo 25.5.1915 – 23.10.1917

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«L’esercito italiano nell’alto Isonzo 25.5.1915 – 23.10.1917». È questo il titolo della mostra allestita al  museo di Caporetto per offrire ai visitatori uno spaccato sulla guerra in montagna.

Il titolo della mostra, in ogni caso,  potrebbe essere integrato con la dicitura «terzo capitolo». Si tratta infatti della terza esposizione dedicata negli ultimi anni all’attività del Regio Esercito italiano nella zona montuosa del fronte dell’Isonzo. I combattimenti sul famigerato Mrzli vrh sono stati illustrati nella mostra del 2010 con una ricca documentazione relativa agli scontri tra gli eserciti austro-ungarico ed italiano su questa montagna. Due anni più tardi è stato presentato il tema delle retrovie del IV Corpo d’armata, fornendo molti dati, fotografie e testimonianze inediti, con l’impegno esplicito a proseguire nella ricerca: «I prossimi anni indagheremo le retrovie del IV. Corpo d’armata nelle zone di Drežnica e Bovec».

Un impegno che riteniamo opportuno onorare quest’anno, esattamente 100 anni dopo l’ingresso in guerra del Regno d’Italia e l’inizio delle atrocità che per 29 mesi si verificarono sull’Isonzo. Nella memoria collettiva del popolo italiano la «Grande Guerra» ha un posto di particolare rilievo e per questo anniversario si  sono organizzati una serie infinita di eventi e mostre a ricordo di quei fatti. Nei prossimi anni l’attenzione sarà senza dubbio rivolta alla sesta offensiva italiana e alla conquista di Gorizia e, nel 2017, alla battaglia di Caporetto. Come è avvenuto per  l’80° e il 90° anniversario anche il Museo di Caporetto dedicherà una mostra a questi eventi e, proprio, per questa ragione, l’esposizione attuale,  si ferma volutamente al 23 ottobre 1917, alla vigilia dei tragici fatti che Ernest Hemingway descrisse nel suo romanzo «Addio alle armi».

Compito principale del nostro Museo sono la ricerca e l’acquisizione della documentazione storica relativa ai fatti avvenuti sul terreno montano del fronte dell’Isonzo. Lo possiamo svolgere grazie al generoso aiuto di numerosi visitatori ed amici del museo che ci mettono a disposizione informazioni e documentazione fotografica. Per limiti di spazio anche quest’anno la narrazione non ha potuto comprendere tutte le parti del campo di battaglia e delle retrovie: il Rombon, la conca di Bovec, il Kolovrat, la testa di ponte di Tolmino… rimangono una sfida per gli autori delle mostre future.

Le mostre a tema del Museo di Caporetto di norma rimangono aperte per un anno ed offrono ai visitatori uno sguardo sul passato tramite materiale fotografico, documenti, testi di ricercatori e scrittori e soprattutto attraverso le parole dei protagonisti della guerra. Questi ultimi cercavano di esprimere, conservare e trasmettere le proprie esperienze. Molti di loro non sopravvissero alla fine della tragica guerra.

Museo di Caporetto.I loro racconti, modesti nelle dimensioni, presentati in questa mostra, completano le immagini delle singole montagne e delle retrovie. Sono piccoli frammenti che fanno percepire quanto siano importanti queste testimonianze che, in alcuni casi, sono state pubblicate in una sola lingua.  Sul pannello introduttivo alla mostra sono indicati gli autori delle annotazioni e le iniziali dei loro nomi accanto alle loro testimonianze.

Il maggior risalto ce l’hanno le memorie del tenente Mario Muccini del 147° reggimento della brigata Caltanisetta che si trovò sul famigerato Mrzli vrh dal gennaio 1917 fino alla battaglia di Caporetto che  annientò completamente tale formazione. La sua descrizione, molto critica, della situazione e dei risultati dei combattimenti fu pubblicata nel 1938. Più che la narrazione dell’azione distruttiva delle armi, nel suo libro emerge la consapevolezza che nessuno comprendesse i militari nelle trincee. Non li comprendevano «gli imboscati» nelle baracche alle pendici della montagna, non li comprendeva l’opinione pubblica italiana, spesso non li comprendevano nemmeno i familiari ed i vicini. Erano abbandonati a loro stessi, in un altro mondo chiamato ‘Campo di battaglia’. Erano diventati solo piccoli puntini disseminati in quadrati colorati sulle carte geografiche dei generali.

A questa mostra, nell’ottobre del 2016, ne seguirà, una analoga che offrirà al visitatore uno sguardo sulla storia attraverso le fotografie e le testimonianze degli appartenenti all’Esercito Austro-ungarico.

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