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Giu

Centenario della Grande Guerra: la riscoperta della memoria in  Valnerina

Nelle retrovie. Collezione Attili-Chiaverini

Nelle retrovie. Collezione Attili-Chiaverini

È  di novembre scorso la notizia che l’altopiano di Asiago ha restituito, cento anni dopo, il corpo di un milite ignoto della Grande Guerra, di cui non sappiamo null’altro se non del suo sacrificio. L’Italia, per avere la sua vittoria ‘mutilata’, trascinò e lasciò avvolgere sotto il suo tricolore 650 mila morti e un milione tra feriti e dispersi ma, come in ogni guerra, ci fu anche il dramma degli orfani, dei mutilati,  degli invalidi, dei profughi e dei prigionieri di guerra per non parlare poi delle spese fatte e dei debiti da pagare per 148 miliardi di lire di allora, pari al doppio delle spese complessive dello Stato italiano tra il 1861 e il 1913.

C’è un invisibile filo della memoria che lega l’Umbria e quindi la Valnerina  ai monti che furono teatro della Prima guerra mondiale. È un filo sottile che protetto per anni dalla distanza e dall’indifferenza comincia ora ad essere riscoperto per assumere finalmente un significato di pace tra i popoli e di educazione all’integrazione e alla convivenza.

È un filo tenace che uomini e donne, giovani e anziani, privati ed istituzioni cercano oggi di recuperare dall’oblio attraverso gli archivi delle comunità, i documenti conservati dalle famiglie, i racconti tramandati ma soprattutto attraverso un viaggio-pellegrinaggio nei luoghi che furono interessati da quella tragica stagione. Una stagione di cui resta ancora uno straordinario patrimonio di sentieri e opere difensive. Una stagione in cui vennero tracciati migliaia di chilometri di strade, stese funivie, scavate trincee ed eretti alloggi militari sulle creste più impervie. Una stagione in cui si scavarono tunnel sotto le cime delle montagne o dei ghiacciai, si corse all’assalto su per pareti vertiginose. Una stagione in cui i soldati morirono a migliaia non solo nelle battaglie  ma anche per il freddo, per le malattie o in prigionia.

Raggiungere i luoghi della Grande Guerra, respirare quell’aria, guardare quegli orizzonti, ripercorrere quei sentieri, sfogliare quei documenti, scoprire i cimeli e le immagini di un tempo nei musei, soffermarsi di fronte ad un monumento, pregare o riflettere ai piedi di un sacrario è come sentirsi a casa propria, perché quella terra ha segnato il Novecento dell’intera Europa e del mondo, ha segnato la vita di intere famiglie, ha avvolto in bandiere diverse, nell’estremo saluto, le spoglie di  milioni di morti.

E il filo che lega l’Umbria e la Valnerina alle montagne del Nord, teatro della Grande Guerra, è lo stesso che spinge ogni anno migliaia di persone di diverse nazionalità  a raggiungere quei luoghi non solo per semplice curiosità ma soprattutto per rendere omaggio a quei caduti, per capire meglio il senso delle nostre radici, per riappropriarsi di un pezzo della propria storia familiare e della propria identità.

«Ciò che fa meraviglia lassù non è che si muoia, ma che si viva». Così scriveva il 1 dicembre del 1916 Giuseppe Prezzolini – nato a Perugia – nel suo diario riferendosi all’esperienza che stava vivendo al fronte. Un’esperienza condivisa anche dai fanti umbri, per lo più inquadrati nella Brigata Alpi (51° e 52° Fanteria) o nella Brigata Perugia (129° e 130° fanteria) che un giorno sulle aspre petraie del San Michele – secondo quanto narrò a suo tempo un bollettino di guerra – «fasciati i piedi sanguinanti con i sacchetti a terra tornarono ostinati all’attacco e ostinati mantennero le posizioni già due volte prese e perdute».

Gli umbri caduti  durante il primo conflitto mondiale  furono 10.934 di cui 4.839 per ferite riportate in operazioni di guerra, 4.165 per malattie, 414 per cause accidentali, 1.398 per dispersione e 118 per scomparsa.  Perirono 7.515 fanti, 89 carabinieri, 90 granatieri, 195 alpini, 584 bersaglieri, 364 mitraglieri, 101 della cavalleria, 682 dell’artiglieria, 86 dei bombardieri, 320 del genio, 78 della sanità, 2 del commissariato sussistenza e amministrazione, 18 degli autotrasporti, 9 operai,  35 della Regia marina, 26 della Regia aeronautica, 33 della Regia guardia di finanza, 13 coloniali, 10 umbri arruolati nell’esercito americano e 72 uomini classificati “vari e minori”

I caduti umbri decorati al valor militare furono 350 di cui 3 decorati di una medaglia d’oro, 1 di una medaglia d’oro ed una di bronzo, 166 di una medaglia d’argento, 6 decorati con due medaglie d’argento, 8 decorati con un medaglia d’argento e una di bronzo, 1 decorato con una medaglia d’argento e due di bronzo, 1 decorato con due medaglie d’argento e 1 di bronzo, 163 decorati di una medaglia di bronzo e 1 decorato con due medaglie di bronzo.

Anche la Valnerina offrì il suo tributo alla Patria: questo lembo dell’Umbria perse 537 giovani di cui 97 di Cascia, 58 di Cerreto di Spoleto, 36 di Monteleone di Spoleto, 147 di Norcia, 36 di Poggiodomo, 61 di Preci, 21 di Sant’Anatolia di Narco, 18 di Scheggino, 47 di Sellano, 20 di Vallo di Nera.

Nonostante dal mondo globalizzato giungano oggi preoccupanti notizie di guerre e tensioni diplomatiche internazionali che l’Europa non può e non deve assolutamente sottovalutare, si stanno organizzando in tutti i Paesi europei eventi per  ricordare quell’immane tragedia dei primi del Novecento che cambiò il futuro delle nazioni e degli uomini e creò i presupposti di quella che fu la seconda guerra mondiale.

Per questo, in attesa del 24 maggio 2015, centesimo anniversario dell’ingresso dell’Italia nel Primo conflitto mondiale, si è risvegliato l’interesse per le gesta dei nostri nonni e bisnonni. Un recupero della memoria familiare e collettiva che deve essere soprattutto un monito sulla tragedia della guerra e un invito alla politica a cercare  la pace e il benessere dei popoli.

Purtroppo non è sempre facile intraprendere studi o recuperare la memoria dei singoli e la microstoria delle piccole località dei primi del Novecento. Gli archivi privati, quelli di famiglia, quelli delle piccole comunità mantengono una memoria che non è entrata nei libri di storia. Forse è venuto il momento di ritrovarli e di dare loro il giusto valore. Prima che tutto vada perduto: sono anch’essi sentieri di pace sui luoghi della Grande Guerra.

(Rita Chiaverini)

Per saperne di più:

 

  • Ministero della guerra, Militari caduti nella guerra nazionale 1915-1918 – Albo d’oro, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1947, vol. XXV., Umbria.
  • Chiaverini Rita, Per non dimenticare…, 1-6, Anni 1999-2004, Grafiche Millefiorini, Norcia.
  • Capoccetti Giuseppe, L’irto Sentiero ovvero le mie memorie, a cura di Rita Chiaverini ed Egildo Spada, Fuorilinea, Monterotondo (RM), 2014.
  • Prezzolini Giuseppe, Diario 1900-1941, Rusconi, Milano, 1978.

 

 

 

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